Il ghetto ebraico sorgeva in via Petrarca, un tempo calle del Tempio israelitico per la presenza della sinagoga. Ordinata l’istituzione già nel 1717, esso viene costituito molto più tardi rispetto ad altre città, appena nel 1781, e rimane in funzione fino all’800.
L’obiettivo era quello di confinare la comunità ebraica in una zona ben delimitata, al fine di poter controllare meglio le attività da loro esercitate, in particolare quella dei prestiti ad usura, che vessava quella parte di popolazione più povera e disagiata. L’istituzione del Monte di pietà a Gradisca non era riuscita infatti ad arginare il problema.
Inizialmente previsto all’esterno della fortezza, con la mediazione dei ceti dominanti locali, interessati a tutelare la presenza ebraica per il loro contributo nel commercio gradiscano, il ghetto viene costruito dentro le mura cittadine.
Si cerca di ottenere la maggior capienza nel minor spazio possibile. Delle otto case del ghetto, dei portoni d’ingresso, della scuola e della sinagoga, rimane ora solo traccia di casa Morpurgo, residenza di una famiglia ebrea di commercianti di bestiame e gestori di banchi di pegno, e l’archetto del lavabo della sinagoga, conservato nel museo documentario.
A Gradisca esiste ancora un cimitero israelitico, istituito nel 1814 a fianco di quello cattolico.