È stato costruito nel periodo 1669-1704 nell’area dell’antico castello, in particolare sul sito della “casa con torre” del XII-XIII sec., dai nobili Attimis, imparentati dei Ridolfi, che erano i capitani del luogo per conto dei vescovi di Concordia.
Gli Attimis (o Attems) erano originari della Baviera e annoveravano nel casato condottieri, vescovi, principi e alti dignitari della Chiesa e dell’Impero. Svolsero un’azione spregiudicata ‘usurpando’ i beni feudali con la complicità delle magistrature veneziane. Rodolfo Ridolfi aveva ottenuto dal Doge uno scambio particolare: il genero (cognato?) Federico Attimis donava alla giurisdizione vescovile la sua casa per abitazione del gastaldo, ottenendo in cambio l’edificio ormai cadente per ricostruirlo.
L’ordine di demolizione della casa con torre fu emesso da Venezia il 23 agosto 1669 e i lavori iniziarono quasi subito con demolizioni, interramento delle fosse del girone interno e eliminazione del ponte levatoio. Il palazzo è rappresentato per la prima volta in un affresco del 1704. Rispecchia sia nella facciata quanto nella planimetria il tipo architettonico veneziano classico, a tre piani con portale in bugnato, preceduto da una scalinata che conduce nell’ampio salone del pianterreno.
Al primo piano si trovano tre alte e strette finestre ad arco a tutto sesto, con delle balaustrate veneziane che illuminano il salone principale. La facciata posteriore invece presenta una serliana (apertura divisa in tre parti) centrale al piano nobile e aperture ovali in corrispondenza del sottotetto. Sul retro e ai lati della villa si trovano edifici porticati cinquecenteschi, costruiti sull’antico fossato, e annessi rustici che giungono fino alle mura del borgo. L’interno ripropone la tipologia propria delle ville venete con due spaziosi saloni sui due piani, al centro dell’edificio, e le ampie stanze ai lati.
Il complesso è circondato da parco, organizzato secondo modelli romantico-inglesi, con la presenza di alcuni alberi secolari. Per successione ereditaria l’edificio passò nella seconda metà del ’700 ai Freschi (dei Cucanea-Partistagno) e in epoca recente ai Piccolomini di Siena (della famiglia di papa Pio II).