Una macchina del tempo
Il Castello oggi appare come un edificio massiccio privo di quelle torri, quelle cinte merlate e quei ponti levatoi che lo caratterizzarono in passato. È però facile intuire come l’arco d’accesso fosse in realtà una torre ben più alta e la stradina sottostante un ponte levatoio. Sotto, tutt’intorno alle mura difensive, scorreva una roggia. Essa era un’ulteriore difesa ma anche una via d’accesso da e verso il maniero. AI piano terra vi è un teatrino settecentesco con affreschi ornamentali e palchi lignei intarsiati e interamente decorati con pitture dell’epoca. In una sala del piano terra è stato rinvenuto recentemente un ciclo di affreschi risalenti al XIV secolo con tema cavalleresco. All’interno, ancora ben conservati, sono la grande cucina del primo piano con l’ampio focolare e la cappella privata decorata con stucchi del ’600.
Storia del maniero
Quello che vedi nelle foto non è un castello: o meglio, non è solo un castello. E’ una macchina del tempo, che tra pochi mesi sarà a disposizione di turisti, appassionati d’arte e tutti coloro che vogliono organizzarvi eventi quali convegni e matrimonio da favola. Conosciamo insieme il cuore pulsante di Valvasone.
Il complesso e massiccio edificio che domina con la sua mole Piazza Castello e che probabilmente costituisce l’elemento più suggestivo del paesaggio urbano di Valvasone si presenta, oggi, come la somma di una serie lunghissima di interventi assai probabilmente senza soluzione di continuità su fondamenta di una prima torre di epoca tardo antica di carattere difensivo e di avvistamento. In assenza di indagini dirette sulla costruzione attuale, non è impresa facile individuare con precisione le diverse fasi e modalità edilizie anche se ad un occhio un po’ addestrato all’osservazione non sfuggiranno particolari di un primo Trecento accostati ad altri quattro-cinquecenteschi ma anche sei-ottocenteschi.
In pianta si presenta come una sorta di anello, che le manomissioni hanno interrotto cancellando quasi del tutto i particolari che la tradizione vuole propri di queste strutture: torri, cinte merlate, ponti levatoi. L’accesso, superato il fossato un tempo colmo d’acqua ed oggi ormai asciutto, avviene attraverso un’unica porta aperta in quello che resta di un assai probabile torrione poi inglobato, con il pareggiamento in altezza, nelle murature circostanti e protetta da una sorta di antiporta.
Il cortile interno, con quasi al centro il pozzo circolare, presenta un perimetro ad andamento irregolare tutto circondato da alti paramenti murari che gli danno, sotto il profilo volumetrico, l’aspetto di un prisma allungato.
Proprio di fronte al portone d’accesso è possibile vedere quanto rimane del quattrocentesco mastio, già alto ben18 metriprima di essere demolito nel 1884 perché ormai pericolante a causa dei danni subiti dal passare del tempo e dalle scosse sismiche.
All’interno, al pianterreno, in un salone già decorato da un fregio pittorico tardocinquecentesco attribuibile a due mani per ora anonime e da altri interventi pittorici di cui solo il restauro iniziato darà contezza, all’inizio dell’Ottocento è stato eretto un piccolo teatrino (in epoca recente privato del boccascena venduto sul mercato antiquario) con una fila di palchetti in legno dei quali il centrale riservato ai membri della famiglia comitale.
Al primo piano vasto salone dal soffitto a travature scoperte. In altre stanze di questa e della precedente ala una serie di locali illustrati dai cicli pittorici di ottimo livello (“cineserie” e soggetti esotici) del primissimo Ottocento, legati probabilmente alle campagne napoleoniche in Egitto.
Nell’ala centrale sono ancora visibili la grande cucina in cui troneggia l’amplissimo focolare, quasi di nieviana memoria, e la cappella domestica il cui altarino è decorato dagli stucchi tardo seicenteschi di Bernardino Barelio.
Il castello deve essere considerato, per tutto il medioevo, unicamente una struttura militare. Sua principale funzione era quella di difendere la porzione di territorio su cui aveva la giurisdizione militare. Comunque e ovunque fosse costruito nel patriarcato, seppure voluto da un singolo o da una comunità, esso ricadeva sotto l’autorità del patriarca, salvo i pochi sorgenti in territori trattenuti dall’imperatore o, in vece sua, da suoi beneficiati.
Il castello subì gravi danni per i terremoti del 1976. Sconnesso il tetto, le piogge invasero i solai e i piani sottostanti dell’ala nord-ovest. Soltanto nel giugno 1979la Soprintendenzaai Monumenti ha provveduto al ripristino del tetto.
Il castello, che ora è monumento nazionale, ebbe l’onore di ospitare, oltre Napoleone Bonaparte, altri personaggi illustri: nel 1409 vi ebbe accoglienza il papa Gregorio XII di ritorno dal Concilio di Cividale e il 12 marzo 1782 vi sostò il papa Pio VI che si recava a Vienna.