È la maggiore chiesa gradiscana ed esempio di architettura barocca nel Goriziano. Inizialmente dedicata a San Salvatore, dal 1789 è intitolata ai santi patroni della città.
L’edificio è frutto di svariate trasformazioni. Esistente con certezza già dal 1342, è solo durante il periodo degli Eggenberg (1647-1717) che la chiesa acquisisce monumentalità, grazie ad un notevole ampliamento con l’inglobamento della vicina cappella Torriani ed un nuovo prospetto.
Divisa in tre parti, l’attuale facciata in pietra è opera di metà ’700 dell’arch. Paolo Zuliani. La parte centrale, ove è collocato il portale principale, è segnata da semicolonne di ordine gigante, appoggiate su degli alti zoccoli; il tutto è concluso da un frontone spezzato. Le due parti laterali, più basse, sono raccordate a quella mediana tramite volute ornate di festoni di fiori e di frutta; sull’ala sinistra vi è la statua della Fertilità, sull’ala destra quella della Speranza. Sempre alla metà del ’700 viene eretto il nuovo campanile.
Internamente, le tre navate sono separate da esili colonne con archi a tutto sesto. L’altare maggiore è stato progettato e costruito da Leonardo Pacassi nel 1690. Le due statue ai lati della pala cinquecentesca della Resurrezione raffigurano i santi Pietro e Paolo. Il presbiterio era agli inizi del ’700 decorato da affreschi di Giulio Quaglio; lacerti superstiti sono conservati presso il museo civico. L’interno della chiesa è stato pesantemente restaurato nel 1980.