I Prati della Madonna
Il primo luogo della memoria nieviana che si incontra, partendo da Cordovado, è il piazzale del santuario della Beata Vergine il cui ricordo alleviò le sofferenze dell’agonia del cordovadese Bruto Provedoni, nel XXII capitolo delle Confessioni:
“… il colonnello Giorgi e il caporale Provedoni, feriti sul ponte da una bomba, erano stati trasportati allo Spedale militare, donde per la gravità della ferita non era possibile traslocarli. Accorsi più morto che vivo, li trovai giacere su due lettucci l’uno accanto all’altro, e parlavano dei loro anni giovanili, delle loro guerre d’una volta, delle comuni speranze come due amici in procinto di addormentarsi… – La è curiosa! -bisbigliava Alessandro- mi par d’essere nel Brasile! – E a me a Cordovado sul piazzale della Madonna!- rispose Bruto” (cap. XXII).
Percorrendo viale della stazione (di fronte al santuario della Beata Vergine), sulla sinistra si stende un vasto prato che è il brandello verde di un antico territorio prativo e pascolivo che costituiva una parte rilevante dei beni comunali della corte di Venchiaredo. Attualmente di proprietà dei comuni di Cordovado e Sesto al Reghena è al centro di un progetto di conservazione e riqualificazione ambientale, denominato “Prati della Madonna”.
L’incanto del luogo aveva colpito tanto il Luogotenente veneto, quanto il vescovo Gabrieli (1775-1784) che, seconda una nota del tempo, “si serviva di vari luoghi della Pia Casa, essendosi innamorato del bela veduta dirinpeto a questa Chiesa”. Anche la contessa Giulia Mainardi-Marzin (1877-1971), ultima abitante di palazzo Mainardi e lontana cugina di Ippolito Nievo, amava godersi il tramonto del sole sopra il verde del prato e lasciò come testamento spirituale l’impegno a non rovinare lo splendido scenario naturalistico.