Il programma
SABATO 27 OTTOBRE:
13.00: Apertura delle taverne
15.00: Corporazioni di Arti e Mestieri medioevali, dimostrazioni di antichi mestieri lungo le vie del borgo fortificato medioevale
16.00: Inizio spettacoli ed animazioni medievali nel Centro Storico
17.30: “Cucurbita felix in taberna”, serata medioevale in alcune taverne, allietati da musici, giocolieri e cantastorie, degustazione di piatti a base di zucca
21.00: spettacoli di giocolieri e mangiafuoco nelle corti e lungo le vie
23.00: chiusura taverne
DOMENICA 28 OTTOBRE:
10.00: Esposizione-concorso delle zucche, con premi per la più pesante e per la più lunga, per le meglio decorate e per le migliori composizioni, premi particolari per le zucche decorate e intagliate dai bambini
11.30: Ricevimento delle delegazioni di Preding (A), Starse (SLO), ed altre eventuali presso la Porta di San Genesio
12.30: Elezione dell'Arciduca della Zucca secondo l'antico cerimoniale di Preding
13.30: Premiazione del concorso delle zucche
14.30: Grande Festa Medioevale. Nell’incantevole magia del Centro Storico illuminato dalle torce e dalle fiaccole e popolato da nobili, dame e cavalieri, osti e tavernieri, bottegai e mercanti, accompagnati dai cortei storici, allietati dalle musiche e dalle danze medioevali, rapiti dalle evoluzioni di giocolieri e acrobati, mangiafuoco e mangiaspade, si vive un giorno da fiaba del 1400
18.00: accensione delle torce e delle fiaccole 19.30: spettacolo di chiusura di giocolieri e mangiafuoco in piazza
20.00: chiusura taverne
Nelle giornate medioevali si potranno degustare cibi, pietanze e dolci a base di zucca, vini e piatti medioevali, distribuiti nelle taverne e dalle bancarelle sparse per vicoli e corti. INFO: Pro Loco "Pro Venzone" Tel e Fax 0432 985034 - Via G. di Mels, 5/4 - 33010 VENZONE e-mail: festadellazucca@libero.it oppure provenzone@libero.it
La Zucca d'Oro di Venzone
(tratto da www.venzoneturismo.it)
Le antiche cronache che la nobilissima comunità di Venzone, dopo d’aver munito il paese di superbe difese Narrano, d’averlo abbellito di maestosi palazzi e del suo splendido Duomo, quando volle portare a termine il campanile si trovò sprovvista del denaro necessario.
Da alcune settimane i lavori si erano dovuti interrompere e i passanti cominciavano a lanciare qualche frizzo che pungeva l’onorabilità dell’autorità e della cittadina.
Il consiglio, allora radunato d’urgenza, decretò provvedimenti straordinari: i pedaggi sulle merci vennero raddoppiati, tutti i forestieri transitanti per Venzone vi dovevano lasciare un’offerta, si dovevano prestare giornate di lavoro gratuito … e così, pur tra qualche malumore e qualche lite, si riuscì a ultimare anche la guglia del Duomo che fu ricoperta tutta di rame.
Mancava ancora qualcosa e per questo fu chiamato un maestro di Udine che coronò la bella opera con una splendida palla dorata sormontata da una croce. Restò male l’artista quando si presentò al Consiglio per ricevere la ricompensa del suo lavoro: gli venne detto che il consiglio era in strettezze e che pure lui doveva contribuire allo sfarzo del Comune di Venzone con qualche giornata di lavoro gratuito … insomma il Consiglio per sua bontà gli concedeva soltanto un terzo della somma pattuita.
Non disse nulla il brav’uomo, si mostrò soddisfatto e ringraziò, ma in cuor suo giurò di ripagarsi dello scorno subito … aveva visto certe corde, certe inferriate, quella tal berlina di cui facevan largo uso quei signori, non poteva accettare un simile torto.
Nel cuor della notte salì sull’impalcatura del campanile, che non era stata tolta, e sostituì la bella palla d’oro lucente con una fresca zucca così ben dipinta che nessuno si sarebbe accorto della sostituzione.
Il giorno dopo l’artista udinese tolse l’impalcatura, salutò il Consiglio e se ne partì in fretta mentre i venzonesi suonando a distesa le loro campane si preparavano a solenni festeggiamenti d’inaugurazione.
Dopo qualche tempo si accorsero di qualcosa di strano lassù sopra la guglia del campanile: la palla mutava colore e forma … i venzonesi facevano le più impensate supposizioni, ma quale non fu la loro meraviglia quando un giorno videro cadere giù la palla in certi pezzi gialli simili ai resti di una focaccia spappolata.
Non vi saprei poi descrivere il loro sdegno quando si accorsero di esser stati così clamorosamente giocati.
I camerari del Duomo diedero subito ordine che i resti fossero tolti e che lo scandalo non si propagasse, ma caso volle che proprio quel giorno fossero passati alcuni “Carnielli” che ben volentieri divulgarono la beffa ai quattro venti e fu così che i venzonesi fino ai nostri giorni venissero chiamati i “Cogoçârs”.