Tra spazi sacri e civili
Una volta varcata Torre Grimani, eccoci in piazza Castello, sulla quale si affacciano i più importanti edifici del complesso abbaziale. Oltre alla Torre Campanaria, che in antico fungeva anche da torre di vedetta, si possono ammirare:
- la Cancelleria Abbaziale, dove si amministravano gli affari civili e c'erano anche le prigioni;
- l'ex residenza Abbaziale, ora palazzo del Comune, che riporta in facciata gli stemmi di cinque famiglie di abati commendatari, ovvero non residenti a Sesto ma spesso vescovi o cardinali veneziani e poi romani che reggevano l'Abbazia dopo il 1441.
- l'entrata all'Abbazia vera e propria, affiancata da uno scalone che porta al Salone Abbaziale.
Piazza Castello è il cuore della stagione estiva degli spettacoli musicali organizzati dalla Pro Sesto.
Foto Lorenzo Pegoraro per BorghiClic.
La torre campanaria
Oltrepassata Torre Grimani, si apre la vasta corte, sulla quale affacciano gli edifici principali del complesso abbaziale.
Il campanile è situato di fronte all'accesso, in posizione equidistante dal palazzo della Cancelleria e dal fronte della loggetta e del portico antistante il vestibolo della chiesa.
E' una torre a mattoni a base quadrata, di quasi 8 metri per lato, alta 33,60 metri. Fu probabilmente innalzata nell'XI-XII secolo, seguendo esempi lagunari, caratterizzati da lesene verticali e rare aperture lungo i fianchi. In cima si aprono le triplici arcate della cella campanaria. Verso il 1788 un fulmine colpì il campanile, danneggiandolo gravemente, come risulta da un documento dell'Archivio Parrocchiale.
Notizie tratte da L'Abbazia di Santa Maria di Sesto al Reghena, a cura di Umberto Trame.
“Trovandomi in qualche libertà dalle mie ordinarie occupazioni, e godendosi in questa Provincia presentemente una tranquillità perfetta, mi risolsi nella settimana passata di portarmi a Sesto. Trovai una terra ben fabbricata con la badia in forma di castello e fornita di porte, torri e fosse con l’acqua, che scorre perenne”.
Così il frate barnabita Angelo Maria Cortinovis, alla fine del ‘700, descrive Sesto: e tra le torri alle quali fa accenno svetta il campanile di Santa Maria in Silvis, uno degli elementi che ancora oggi caratterizzano e rendono inconfondibile il profilo del complesso abbaziale e lo annunciano fin dai paesi vicini.
È situato di fronte alla porta d’entrata a Piazza Castello - la Torre Grimani -, in posizione equidistante dal palazzo detto “della Cancelleria” e dal fronte ovest della loggetta e del portico antistante il vestibolo della chiesa. Per la sua posizione fa da cerniera tra la Cancelleria, simbolo dell’istituzione civile, e la chiesa-residenza, simbolo di quella religiosa.
È una torre in mattoni a base quadrata di 7,70 metri per lato, alta 33,60 metri che sovrasta con la sua mole gli altri edifici circostanti.
Fu probabilmente innalzata nell’XI-XII secolo, seguendo esempi lagunari – Torcello, su tutti -, caratterizzati da lesene verticali e rare aperture lungo i fianchi. Non è da escludere, tuttavia, una datazione più tarda: della fine del XIII, inizio del XIV secolo. A partire dal 1344 la troviamo menzionata nei documenti come “torre campanaria”. Il paramento in cotto è ingentilito da alte arcate a doppia ghiera, tre per lato, di altezza uguale sui fronti est, nord e ovest, e di altezza diversa sul fronte sud: meno alta la centrale, ribassata in un secondo tempo per far posto all’orologio che compare in un disegno di fine settecento di G. Carriero. L’attuale orologio è del 1914. Appena sotto l’orologio, poi, i restauri di dieci anni fa hanno permesso di recuperare uno stemma abbaziale, quello di Giovanni Michiel. Sul lato ovest, a circa 3 metri da terra, si nota una piccola porta ad arco ribassato, e poco più sotto, due mensole aggettanti che fanno supporre la presenza di un ballatoio o di un passaggio in quota verso l’edificio della Cancelleria.
La sezione muraria della canna si restringe via via verso l’alto. Le triplici arcate della cella campanaria in origine erano sostenute da colonnine binate, poi sostituite, probabilmente nel XVI secolo, da pilastrini; con il restauro della seconda metà degli anni Sessanta, sono stati a loro volta sostituiti da false colonnine binate romaniche, ancora presenti. Nel periodo rinascimentale la canna, al di sopra della cella campanaria, fu dotata di un dado ottagonale che si può intuire nei disegni cinquecenteschi e seicenteschi, ma non compare più nel disegno del Carriero del 1798.
Angelo Maria Cortinovis ci racconta, alla fine del ‘700, che un fulmine durante il furioso temporale del 3 maggio 1798 distrusse la terminazione ottagonale della torre e uccise il piccolo Michele che assieme al padre Giuseppe suonava le campane.
La Residenza Abbaziale, ora Palazzo del Comune
L'aspetto attuale risale alla seconda metà del '500. Una leggenda vuole che il progetto sia stato commissionato dai Grimani al grande Andrea Palladio, buon amico della nobile famiglia veneziana.
Sulla facciata si possono ammirare gli stemmi di cinque abati commendatari.